Shelf-life significa letteralmente “vita di scaffale”, ed è il termine che viene utilizzato per indicare la vita commerciale del prodotto, ossia il tempo che può intercorrere fra la produzione e il consumo dell’alimento senza che ci siano rischi per la salute.

Esistono 2 tipi di shelf-life:

  • la shelf-life primaria indica il periodo di tempo in cui l’alimento, in specifiche condizioni di conservazione, mantiene un adeguato livello di accettabilità e qualità;
  • la shelf-life secondaria si riferisce all’intervallo di tempo durante cui un prodotto risulta accettabile, in termini di qualità nutrizionali, igieniche e sensoriali, anche dopo l’apertura della confezione.

La shelf-life non viene stabilita a caso, ma si basa su analisi microbiologiche di laboratorio, per valutare la presenza e la quantità di microrganismi patogeni nell’alimento, su parametri chimico-fisici quali l’attività dell’acqua o il pH, e su prove sensoriali – o test organolettici – per verificare sapore, odore, colore e aspetto dell’alimento.

Nella pratica, la shelf-life di un alimento è indicata dalla data di scadenza, che riporta la data fino a cui un alimento è igienicamente idoneo al consumo, se mantenuto nelle corrette condizioni di conservazione. Quindi la data di scadenza riporta la shelf-life primaria, ed è obbligatoria sulle confezioni dei prodotti preconfezionati rapidamente deperibili (latte e prodotti lattieri freschi, formaggi freschi, pasta fresca, carni e pesci freschi) con la dicitura da consumarsi entro seguita dalla data che deve riportare, nell’ordine, il giorno, il mese ed eventualmente l’anno. Sulla confezione devono essere inoltre riportate le condizioni di conservazione ed eventualmente la temperatura in funzione della quale è stata determinata la shelf-life, e quindi la data di scadenza.

Superata la data di scadenza, l’alimento può costituire un pericolo per la salute a causa della proliferazione batterica.

Nei prodotti non rapidamente deperibili la data di scadenza è sostituita dal termine minimo di conservazione (TMC), che viene espresso dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” e rappresenta la data fino alla quale un alimento conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. La data si compone dell’indicazione, nell’ordine, del giorno, del mese, e dell’anno; nel caso di alimenti che si conservano tra i 3 e i 18 mesi bastano il mese e l’anno di scadenza, per quelli che si conservano per più di 18 mesi è sufficiente l’anno di scadenza. Il TMC è da riferire alle caratteristiche organolettiche e di gradimento del prodotto piuttosto che alla sicurezza. Più ci si allontana dalla data di superamento del TMC più vengono meno i requisiti della qualità del prodotto,ma superato il TMC è ancora possibile consumare il prodotto. Il TMC, quindi, indica una data consigliata di consumo, e al contrario della scadenza non è un limite invalicabile.